domenica 10 marzo 2013

STORIA E REGOLE DEL CONCLAVE

 Martedì 12 marzo, dunque, si comincia. La congregazione generale dei cardinali ha fissato per il pomeriggio di quel giorno l'inizio del conclave per l’elezione del nuovo Papa, dopo che nella mattinata verrà celebrata la messa pro eligendo pontifice.  l’evento storico che ha dato il nome che conosciamo tuttora al conclave risale al 1270 quando gli abitanti di Viterbo, allora sede pontificia, stanchi di anni di indecisioni dei porporati, li chiusero a chiave nella sala grande del palazzo papale per costringerli a decidersi al più presto. Alla fine fu così prescelto Gregorio X.
LE ORIGINI. Prima di allora, e prima che toccasse solo al collegio cardinalizio eleggere il Papa, nel corso dei secoli si registrarono diversi tentativi di ingerenze di re e imperatori che, approfittando di un costante legame politico fra la Santa Sede e altri Stati, imponevano alcuni candidati a loro graditi o ponevano il loro veto decisivo su altri. Poi, dopo l'episodio di Viterbo, nel 1274 al Concilio di Lione venne emanata la Costituzione apostolica Ubi Periculum, che introdusse l’isolamento obbligatorio della riunione cardinalizia.
IL VOTO. Nel corso dei conclavi successivi si affinarono nuove e più dettagliate regole. Dal 1621 fu specificato che il nuovo Pontefice poteva essere eletto per "ispirazione", "acclamazione", per "compromesso", o con "votazioni a schede". E appunto dalla bruciatura di queste schede si originano quei segnali di fumo che, visibili da piazza San Pietro, segnalano l’avvenuta elezione (fumata bianca) o il mancato raggiungimento del quorum previsto (fumata nera). I due colori diversi sono provocati all’aggiunta di particolari sostanze chimiche contenute nel rogo delle schede.
LE NUOVE REGOLE. Fra le regole più recenti vanno segnalate quelle introdotte da Paolo VI negli anni 70. Montini infatti escluse dal conclave i cardinali ultraottantenni e fissò in 120 il numero dei componenti del collegio elettorale. Dopo di lui, ci fu Giovanni Paolo II che, nel 1996, eliminò formalmente le possibilità di elezione per acclamazione o per compromesso. Wojtyla recuperò anche il ruolo dei porporati con più di ottant’anni, concedendo loro una funzione spirituale che accompagna i "colleghi" nelle fasi preliminari.
LO SCRUTINIO. Dopo la messa celebrata dal cardinale decano, i cardinali si dirigono verso la Cappella Sistina dove sono già stati allestiti nei giorni precedenti i banchi per la votazione ed è stata montata la stufa dove verranno bruciate le schede. Giunti nella cappella, il cardinale decano pronuncia per tutti gli elettori il giuramento. Poi, ciascun porporato completa la formula poggiando la mano sul Vangelo. A quel punto, quando tutti hanno pronunciato il proprio giuramento, il maestro delle celebrazioni liturgiche pronuncia l’extra omnes. A quel punto, tutti coloro che non sono aventi diritto al voto devono lasciare la Cappella, il Maestro chiude la porta di accesso sotto chiave e da quel momento nessun cardinale, salvo motivi di salute, può lasciare il conclave. Al camerlengo e ai tre cardinali suoi assistenti tocca vigilare sulle operazioni di voto e di spoglio. A tutti è fatto assoluto divieto di comunicare con qualsiasi mezzo con l’esterno, reato punibile addirittura con la scomunica.
LA PROCLAMAZIONE. Gli scrutini sono regolati in modo molto preciso. Nel prossimo conclave, che comincerà di pomeriggio, ci sarà subito un solo scrutinio. Poi, due ogni mattina e due ogni pomeriggio. La maggioranza è fissata nei due terzi dei voti fino al 34esimo scrutinio. Al che si procederà al ballottaggio dei due più votati nell’ultima votazione (ma sempre con maggioranza di due terzi). Quando l’elezione sarà avvenuta, sarà il decano a rivolgersi al Papa in pectore pronunciando le due domande decisive: se accetta l’incarico e come intende chiamarsi da Pontefice. Poi, dopo la preghiera e l’ossequio dei cardinali, l’annuncio dalla loggia della Basilica: "Habemus Papam!".

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